lunedì 17 settembre 2012

La fantasia de "I Santi" a Mercogliano

Andando un po' in giro ultimamente ho notato che la giovane ristorazione di qualità si basa molto su di una rielaborazione della cucina tipica in chiave creativa. Mi è capitato di notarlo per la prima volta questo inverno a Firenze, poi si è ripetuta l'esperienza questa estate in Irpinia. La fedeltà più pura alla tradizione lascia il campo alle rivisitazioni, in ogni caso con l'attenzione alle materie prime a farla fa da padrona.

Verso fine agosto con il mio compagno ci siamo concessi uno dei nostri passatempi preferiti: un giro enogastronomico consistente in un pranzo in un ristorante selezionato con cura (fondamentali i dati incrociati di guide ed internet) e, a seguire, un giro per cantine. Questa volta la zona da esplorare era l'Irpinia con l'idea di approfondire l'esperienza Fiano di Avellino e Taurasi. Per il pranzo siamo approdati a Mercogliano dove si trova il ristorante "I Santi". Bisogna lasciare la macchina nel parcheggio della piazza del Comune e, superato un arco e fatta una breve salita, al primo incrocio a destra si trova un simpatico cartello che indica quanti gradini mancano al ristorante. Infatti il paese è sulla pendice di un monte che comporta un sali e scendi in buona parte fatto a scale. Arrivati ci troviamo in un locale rustico ma sobrio, senza scadere nel folkloristico che piace tanto ai turisti stranieri, che comunque in questa zona non si incontrano granché. La parte in fondo della sala è scavata direttamente nella roccia e i tavoli hanno un'apparecchiatura moderna ed elegante che alza il tono del locale.
Mentre aspettiamo che vengano a prendere la comanda ci viene dato il benvenuto con un piattino di caciottina del posto e dello spumante.
La cameriera ci consiglia di prendere gli antipasti misti, cavallo di battaglia dello chef, che al momento del servizio viene di persona ad illustrare il piatto.  La fantasia ha trovato terreno fertile e ci ritroviamo davanti queste invenzioni: Parmigiana di zucchine crude leggermente marinate; Crostone con pesto di pomodoro fresco, basilico e alici; Prosciuttella ripiena di ricotta e melone; Patate passite al forno; Cipolla ramata di Montoro al vapore; Peperone ai frutti di bosco; Mela annurca al brandy; Radicchio trevigiano con blue Stilton in pastella; Verza ripiena; Involtino di melanzana. Tutto molto buono, alcune preparazioni addirittura ottime e decisamente abbondante (non a caso ci era stato consigliato di prendere un antipasto in due).
Come primo abbiamo preso due assaggi di piatti della tradizione: Gnocchi avellinesi con un sugo di pomodoro  fresco e i meravigliosi Fusilli cotti nel Fiano con porri, pancetta e provolone podolico, un tripudio di sapori accostati in modo tale da esaltarsi a vicenda, saporito, con carattere senza diventare eccessivo.
I secondi non ce l'abbiamo fatta ad assaggiarli ma dal menu sembravano essere interessanti; una nota deludente i dessert (una mousse di ricotta di bufala e cioccolato ed una crostata alle fragole di bosco) un po' troppo dolci. Vino al bicchiere: Aglianico, non particolarmente degno di nota ma ben abbinato al pasto.
Un ristorante da provare se ci si trova da quelle parti.

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